Affluenza al 23%, fallisce la consultazione sulla legge elettorale. Il ministro Maroni: ripensare strumento referendario.
MILANO - Fall isce il referendum sulla legge elettorale: per nessuno dei tre quesiti proposti, infatti, è stato raggiunto il quorum. Secondo i dati definitivi diffusi dal Viminale, l’affluenza alle urne è stata del 23% circa. Lo ha comunicato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, sottolineando che si tratta del record negativo di affluenza per quanto riguarda un referendum. Nel dettaglio, il 23,2% degli italiani ha votato per la scheda viola (attribuzione del premio di maggioranza alla lista per la Camera dei Deputati che totalizza il maggior numero dei voti); il 23,2% ha votato per la scheda gialla (attribuzione del premio di maggioranza alla lista per il Senato che totalizza il maggior numero dei voti); il 23,7% degli aventi diritto ha votato per la scheda verde (divieto di candidarsi in più di una circoscrizione).
PROPORRÒ MODIFICHE» - Per il ministro Maroni «occorre ripensare» lo strumento referendario, perché esso «non muoia» e «non diventi inutile», ma «torni a essere uno strumento di democrazia diretta»: per questo «come ministro - ha annunciato Maroni - mi riservo di avanzare nei prossimi giorni» una proposta per «riformare l’articolo 75 della Costituzione e la legge attuativa dei referendum». Il titolare del Viminale ha anche annunciato che agirà legalmente contro chi lo ha offeso, accusandolo di intimidazioni. Il riferimento implicito è al presidente del Comitato promotore per il referendum elettorale Giovanni Guzzetta, che domenica ha accusato il titolare del Viminale di boicottare la consultazione referendaria: «In molti seggi non volevano nemmeno dare le schede per far votare per i referendum...» aveva detto Guzzetta
LA LEGA ESULTA - L'esito della consultazione referendaria fa esultare la Lega. «Anche nei momenti più difficili e drammatici, anche nelle difficoltà, noi siamo capaci di vincere perché la gente è con noi» ha detto il ministro delle Riforme e leader del Carroccio Umberto Bossi. «Siamo bravi, siamo davvero bravi - ha aggiunto il Senatùr con tono allegro - e questo deriva dal fatto che stiamo tra la gente e la gente lo capisce». «Messa come l'avevano messa, il risultato del referendum è una nostra vittoria» è il commento del ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli. «Per come era stato fatto - ha aggiunto - questo referendum era stato concepito per cercare di distruggere la Lega e perciò, visto il risultato, possiamo dire che è stata una vittoria della Lega».
RISULTATO PREVEDIBILE» - Non è stupito della scarsa affluenza alle urne per il referendum Gianfranco Fini. «I quesiti erano troppo tecnici», ha sottolineato il presidente della Camera, «e sicuramente - ha aggiunto - c'è una certa stanchezza da parte degli elettori. Era prevedibile che fosse questo l'esito dei referendum, anche se mi dispiace dirlo». Nessuna sorpresa neanche da parte di Emma Bonino: «Come si pretendeva che la gente si appassionasse al referendum se tutti i media erano orientati al non raggiungimento del quorum?», chiede la leader radicale. Per il segretario del Prc, Paolo Ferrero «il dato politico è che gli italiani dicono no alla semplificazione bipartitica». Dello stesso avviso il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, secondo il quale «misero fallimento» del referendum dimostra che «il bipartitismo è stato bocciato».
ORA LA RIFORMA IN PARLAMENTO» - Pd e Pdl insistono ora sulla necessità di affidare al Parlamento il compito di rimettere mano alla legge elettorale. Il vicepresidente del Senato Vannino Chiti, esponente dei democratici, saluta come «una buona notizia» il mancato raggiungimento del quorum nei referendum elettorali e legge nel risultato proprio la necessità di costruire ampie intese per la riforma della legge elettorale. Anche Massimo D'Alema auspica che «si possa tornare a discutere in Parlamento del sistema elettorale» apostrofando come «pessima» l'attuale legge in materia. Quanto al referendum, D'Alema è convinto che «l'istituto dovrebbe essere rivisitato: bisogna alzare il numero delle forme per renderlo agibile in situazioni straordinarie ed eliminare il quorum che è uno strumento per annullare il voto popolare». Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl «la bassissima partecipazione al voto sta a dimostrare che gli italiani hanno valutato negativamente la possibilità di modificare artificiosamente ed in modo forzato con il referendum la legge elettorale che, evidentemente, come noi da sempre abbiamo sostenuto, gli elettori hanno valutato essere materia da affidare al Parlamento».
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