
Già nel 2010 si parlò dell'abolizione della storica accademia fiorentina che sembrava dover rientrare tra gli enti inutili: "ci salvò un parere del Consiglio di Stato, che ci riconobbe come Ente pubblico - ricorda Maraschio - e un decreto dei ministri Brunetta e Calderoli". Ora le nuove ombre. "Nella legge per la quale ci stiamo battendo, oltre alla natura giuridica dovrebbe esserci anche una dotazione economica, ma soprattutto il riconoscimento della nostra funzione nazionale, ossia della tutela della lingua italiana. Funzione che ci è riconosciuta da secoli".
"Il solo pensiero che l'Accademia della Crusca possa chiudere i battenti mi fa rabbrividire", sottolinea il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro (Pdl). "Come è stato detto nel corso di una conferenza nazionale sulla lingua italiana fortemente voluta dal presidente Napolitano al Quirinale, l'unità
d'Italia è stata innanzitutto linguistica. Chiudere l'istituzione che ha nella sua missione la sua difesa sarebbe illogico. Ma a questo punto non dobbiamo solo limitarci a scongiurare la chiusura dell'Accademia per l'ennesima volta, ma garantirle un profilo giuridico preciso e definitivo con i relativi finanziamenti".
"L'Accademia della Crusca non chiuderà". E' quanto assicura all'Adnkronos il ministro dei Beni culturali, Giancarlo Galan. "Troveremo la soluzione per non far morire questa istituzione storica che è l'unico baluardo a salvaguardia delle radici della lingua italiana".
La presidente dell'Accademia ha annunciato una lettera-appello al Capo dello Stato, alla quale si potrebbe aggiungere a breve quella dell'Agenzia per il terzo settore, anche lei minacciata della scure del governo. In questo caso si tratta di un'isituzione che fa capo alla Presidenza del Consiglio, e che conta 15 dipendenti con un budget di 725 mila euro l'anno, che si occupa dell'uniformità legislativa delle Onlus, le organizzazioni non lucrative come fondazioni, cooperative, comitati. Un settore che interessa fra i sei e i sette milioni di italiani che resterebbero senza alcun punto di riferimento: "Sarebbe un dramma, un disastro. La comunità italiana ci rimetterebbe di brutto", commenta il suo presidente, Stefano Zamagni.
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Fonte: Repubblica.it
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