MILANO - Fuga dai titoli di Stato. Più che il remake di "Fuga da Alcatraz", rischia di essere l'effetto della manovra 2011-2014 che ridurrà al minimo la rendita di Bot, Cct e Btp, soprattutto per i piccoli risparmiatori.
Un'operazione "miope, di breve periodo" secondo gli addetti ai lavori perché "a queste cifre - spiega un operatore - gli italiani dovrebbero preferire i fondi comuni aperti sperando in rendimenti migliori. E, in effetti, fare peggio sarebbe difficile". Soprattutto se il capitale del piccolo risparmiatore non supera i 10mila euro. Una cifra che se investita oggi in Bot rende 152,5 euro netti l'anno (il rendimento lordo è al 2,14%), ma che dopo il decreto scenderà a 66,7 euro (con una perdita del 56,3%). E nel 2013 calerà addirittura a 36,7 euro (-76%).
Un effetto legato al progressivo aumento del bollo d'imposta sul dossier titoli, che aumenterà subito da 34,2 a 120 euro per arrivare a 150 nel 2013. Con il paradosso che a rimetterci sarebbero proprio i piccoli risparmiatori, perché con l'aumentare dell'esposizione finanziaria l'impatto dell'imposta si diluisce. E così 25mila euro investito che oggi valgono 432,3 euro netti, sono pronti a scendere 346,5 dopo la manovra (-20%) e a 316,5 euro nel 2013 (-27%).
Sopra 50mila euro, poi, nei piani dell'esecutivo, c'è un nuovo scoglio: la tassazione sale a 120 euro subito dopo l'approvazione del decreto e a 380 euro dal 2013. Con un'evidente sperequazione tra chi può
investire tanto e chi no. Più si sale, meno è forte l'incidenza dell'imposta.
E così la mossa del governo rischia di trasformarsi in un'arma a doppio taglio perché i titoli di Stato sono lo strumento principe per finanziare il proprio debito. In questo modo, invece, il rischio è proprio quello di allontanare i propri finanziatori. Ecco perché - a giudizio di molti - la proposta del governo pare una mossa ancorata esclusivamente al breve periodo. Anche perché autorevoli fonti bancarie contestano i numeri presentati nella relazione tecnica della manovra.
Secondo il ministero dell'Economia, che cita una ricerca Eurisko, il 26% dei correntisti avrebbe un conto titoli (oltre 10 milioni i conti). A queste cifre l'incremento dell'imposta di bollo a 120 euro per il 2011 e il 2012 e a 150 euro per i depositi sotto i 50mila euro dal 2013 (380 euro per i depositi con valore superiore), determinerebbe un incremento del gettito nell'arco dei prossimi quattro anni di 8,8 miliardi.
Eppure sono proprio le fonti bancarie a spiegare che i conti titoli sono meno, circa 8 milioni dove sono depositati 236 miliardi di euro in titoli di Stato per un ammontare medio di 29mila euro. A queste cifre lo sforzo richiesto ai piccoli risparmiatori arriverebbe, a regime, un miliardo di euro solo per Bot, Btp e Cct. A meno che la stretta non spinga le famiglie verso altre scelte. L'ultima incognita è legata alla tassazione delle rendite fiscali. La finanziaria non le tocca, ma la legge delega non esclude di portare l'aliquota dal 12,5 al 20% nel prossimo triennio. Senza alcuna distinzione tra chi specula in Borsa e chi investe i propri risparmi nell'acquisto del debito dello Stato.
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Fonte: Repubblica.it
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Un'operazione "miope, di breve periodo" secondo gli addetti ai lavori perché "a queste cifre - spiega un operatore - gli italiani dovrebbero preferire i fondi comuni aperti sperando in rendimenti migliori. E, in effetti, fare peggio sarebbe difficile". Soprattutto se il capitale del piccolo risparmiatore non supera i 10mila euro. Una cifra che se investita oggi in Bot rende 152,5 euro netti l'anno (il rendimento lordo è al 2,14%), ma che dopo il decreto scenderà a 66,7 euro (con una perdita del 56,3%). E nel 2013 calerà addirittura a 36,7 euro (-76%).
Un effetto legato al progressivo aumento del bollo d'imposta sul dossier titoli, che aumenterà subito da 34,2 a 120 euro per arrivare a 150 nel 2013. Con il paradosso che a rimetterci sarebbero proprio i piccoli risparmiatori, perché con l'aumentare dell'esposizione finanziaria l'impatto dell'imposta si diluisce. E così 25mila euro investito che oggi valgono 432,3 euro netti, sono pronti a scendere 346,5 dopo la manovra (-20%) e a 316,5 euro nel 2013 (-27%).
Sopra 50mila euro, poi, nei piani dell'esecutivo, c'è un nuovo scoglio: la tassazione sale a 120 euro subito dopo l'approvazione del decreto e a 380 euro dal 2013. Con un'evidente sperequazione tra chi può
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E così la mossa del governo rischia di trasformarsi in un'arma a doppio taglio perché i titoli di Stato sono lo strumento principe per finanziare il proprio debito. In questo modo, invece, il rischio è proprio quello di allontanare i propri finanziatori. Ecco perché - a giudizio di molti - la proposta del governo pare una mossa ancorata esclusivamente al breve periodo. Anche perché autorevoli fonti bancarie contestano i numeri presentati nella relazione tecnica della manovra.
Secondo il ministero dell'Economia, che cita una ricerca Eurisko, il 26% dei correntisti avrebbe un conto titoli (oltre 10 milioni i conti). A queste cifre l'incremento dell'imposta di bollo a 120 euro per il 2011 e il 2012 e a 150 euro per i depositi sotto i 50mila euro dal 2013 (380 euro per i depositi con valore superiore), determinerebbe un incremento del gettito nell'arco dei prossimi quattro anni di 8,8 miliardi.
Eppure sono proprio le fonti bancarie a spiegare che i conti titoli sono meno, circa 8 milioni dove sono depositati 236 miliardi di euro in titoli di Stato per un ammontare medio di 29mila euro. A queste cifre lo sforzo richiesto ai piccoli risparmiatori arriverebbe, a regime, un miliardo di euro solo per Bot, Btp e Cct. A meno che la stretta non spinga le famiglie verso altre scelte. L'ultima incognita è legata alla tassazione delle rendite fiscali. La finanziaria non le tocca, ma la legge delega non esclude di portare l'aliquota dal 12,5 al 20% nel prossimo triennio. Senza alcuna distinzione tra chi specula in Borsa e chi investe i propri risparmi nell'acquisto del debito dello Stato.
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