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Il solito Berlusconi. Giustizia a personam. Pronta la prescrizione breve

ROMA - "E adesso che si fa?". Sono in difficoltà i pasdaran della giustizia ad personam nel Pdl. Dopo un decennio di leggi salva-Silvio, la gente ha detto basta. Non si fa illusioni neppure Berlusconi. L'avrebbero sentito mormorare agli Alfano e ai Ghedini: "Certo, d'ora in avanti tutto sarà più difficile". Su di lui s'allunga la possibile condanna per corruzione nel processo Mills (anche se proprio Ghedini la esclude), e le decine di udienze per Mediaset, Mediatrade, Rubygate, ma si allarga pure la grande ombra del Colle, di un Napolitano che d'ora in avanti - non che ne avesse bisogno, per la verità - sarà più forte nei suoi possibili "no" in grazia di quel 56,5% di italiani che è andato a votare per bocciare una norma monstre come il legittimo impedimento. Messa in campo dall'Udc, giusto dall'attuale vice presidente del Csm Michele Vietti per salvare letteralmente il Paese, la magistratura e i cittadini da quel processo breve che avrebbe fulminato centomila processi. Una legge per salvare Berlusconi ma, con lui, liberare pure migliaia di potenziali condannati.
Questo sono le leggi ad personam. Che, fino a ieri sera, non erano certo state messe da parte. Né morte, né tantomeno ufficialmente seppellite. Di loro, un deputato che gode la piena fiducia di Niccolò Ghedini come l'avvocato di Belluno Maurizio Paniz - il legale che liberò Zornitta dall'incubo di essere Unabomber, che si è accollato alla Camera la parte del falco nel Rubygate - ancora ieri diceva con
voce tranquilla: "Non vedo il problema: faremo la riforma della giustizia. Faremo la prescrizione breve. Faremo, se ci riusciamo, anche la legge sulle intercettazioni". E il processo lungo? "Quello non so, vedremo". E la norma blocca-Ruby? "Quella l'avete inventata voi della stampa. Io, nel principio, la condivido. Ma non ne ho mai discusso". Per chi non lo ricordasse il processo lungo doveva servire per dare più potere agli avvocati nell'imporre ai giudici i testi in udienza. E per non utilizzare le sentenze definitive (quella dell'avvocato Mills nel processo Mills). Dentro c'era la blocca-Ruby, processi congelati se c'è un conflitto d'attribuzione. Giusto quello di cui la Consulta valuterà il 6 luglio l'ammissibilità (scontata) e quello per Mediaset, per cui s'aspetta il 5 ottobre.
Ha forti certezze Paniz. E non è il solo ad averle. Chi vuole proteggere il Cavaliere dai processi sostiene la stessa cosa. "Almeno la prescrizione breve si deve fare". Già votata alla Camera, attende l'ok del Senato. Un voto, e si chiude. Dal Quirinale ci si aspetta clemenza. Ma dopo questo weekend referendario tutto è più complicato. La trattativa già impossibile, diventa lunare. Il perché è lampante: dopo un simile voto, un capo dello Stato, su certi temi, non può lasciare neppure il minimo spiraglio di dubbio. Che, invero, non ha mai lasciato.
Soprattutto perché la prescrizione breve è l'origine dei mali. È la figlia del processo breve. Ne condivide il vizio d'origine. Scritta per l'imputato Berlusconi, essa però vale per tutti coloro che sono incensurati e si trovano ad affrontare il primo giudizio in cui potrebbero essere condannati. Per loro si chiede, chissà perché, uno sconto sui tempi di prescrizione. Un regalo? Diciamo un occhio di riguardo.
C'è chi, nel Pdl, consiglia al Cavaliere di non gettarsi per nulla in questa partita. Perché a sfilarsi per primi saranno quelli della Lega, timorosi di perdere altri consensi. E poi i Responsabili, che alzeranno a dismisura il prezzo del loro appoggio. L'autorevole fonte del centrodestra dà la partita a rischio sconfitta. E cita in proposito un segnale negativo che, a suo dire, sarebbe arrivato dalla Corte costituzionale. Una sentenza recentissima, la 183, fresca di una settimana. L'ha scritta Giorgio Lattanzi. L'ultimo giudice arrivato alla Consulta dalla Cassazione. Un giurista rinomato. Essa boccia un altro pezzetto della Cirielli che per Berlusconi, nel 2005, accorciò già la prescrizione. Stabilisce che nel dare le attenuanti generiche a un recidivo reiterato il giudice non può essere sottoposto a limiti. Dev'essere libero. Del pari, quel giudice perché dovrebbe riconoscere una prescrizione accorciata per un imputato incensurato? Ne andrebbe della sua libertà. Quindi la prescrizione breve sarebbe incostituzionale. Dice la fonte Pdl: "Pare scritta apposta per fornire a Napolitano una buona motivazione per bocciare la nostra prescrizione breve". Un segnale quanto meno funesto.

Fonte: Repubblica.it

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