Milano - La fusione tra Chrysler e Fiat? “Al momento non è sul tavolo”. Parola di Sergio Marchionne, che così dà un colpo di freno su un tema politicamente molto sensibile dalle nostre parti. Ma in Borsa la pensano diversamente e le quotazioni del Lingotto ormai corrono al traino delle notizie che arrivano da Detroit. Così, ieri, nel giorno in cui Chrysler ha annunciato il ritorno all’utile trimestrale, i titoli del gruppo di Torino hanno fatto un balzo quasi del 4 per cento. Il rialzo supera ormai il 15 per cento dal 21 aprile, quando si seppe che Torino era pronta a salire dal 30 al 46 per cento nel capitale della casa Usa.
L’Italia invece continua a riservare brutte sorprese. Ieri in serata, a Borsa chiusa, sono arrivati i dati sulle vendite di aprile che per il Lingotto fanno segnare ancora un calo dell’’8,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il dato è particolarmente significativo perchè aprile 2010 è stato il primo mese in cui sono venuti meno gli incentivi. Per la prima volta da più di un anno vengono quindi messi a confronto risultati ottenuti su mercati omogenei. Sarà interessante, quest’oggi, verificare quale sarà la reazione della Borsa a questa notizia negativa per Torino.
Intanto, però, si può già dire che agli investitori la Fiat piace americana. E piace di più adesso che Chrysler è tornata al profitto. Nel primo trimestre dell’anno gli utili hanno toccato quota 116 milioni di dollari, circa 78 milioni di euro. Marchionne, a ragione, parla di una svolta. Dopo il crac del 2008 e il salvataggio dell’anno successivo gestito dal Lingotto con i soldi del governo americano e canadese, è la prima volta che la più piccola delle tre case di Detroit riesce a riportare in nero i conti trimestrali. Le due concorrenti Usa avevano già centrato l’obiettivo da tempo. Gm è addirittura tornata in Borsa dopo il fallimento. Ford si è salvata a suo tempo dal crac e proprio pochi giorni fa ha presentato agli analisti il trimestre migliore addirittura dal 1998, un’epoca che sembra lontanissima, quando l’economia americana viaggiava a tutta velocità.
Intanto però Chrysler può permettersi di rimborsare i debiti di 7,5 miliardi di dollari con la Casa Bianca e il Canada. I soldi, arriveranno entro giugno grazie a prestiti bancari per 3,5 miliardi, altri 2,5 miliardi con il collocamento di obbligazioni e 1,3 miliardi saranno sborsati da Fiat quando, come annunciato il 21 aprile, sottoscriverà una quota supplementare del 16 per cento nel capitale della casa Usa.
Insomma, Torino arranca sui mercati ma investe a Detroit dove invece la musica è ben diversa. Il fatto è che il mercato Usa ha ricominciato a correre alla grande e i produttori cavalcano l’onda di un boom per molti aspetti inatteso. Aumentano soprattutto le vendite dei suv, i modelli su cui sono più elevati i margini di guadagno e che da sempre rappresentano il punto di forza di Chrysler. Ecco perchè le vendite dell’azienda Usa sono cresciute addirittura del 35 per cento rispetto al primo trimestre del 2010, toccando quota 394 mila veicoli. La quota di mercato negli Stati Uniti è pari al 9,2 per cento, meglio del 9,1 per cento di un anno fa, ma va segnalato che nel secondo e nel terzo trimestre del 2010 Chrysler viaggiava intorno al 9,5 per cento. Adesso però i margini di profitto sono maggiori. E la differenza rispetto al passato recente la fanno le maggiori vendite ai privati rispetto a quelle destinate alle flotte aziendali e agli autonoleggio. Così come dà slancio ai risultati anche il lancio di nuovi modelli accompagnati da forti investimenti sulla rete di vendita.
Proprio il contrario di quello che succede in Italia, dove il rinnovamento del listino è stato rimandato a quando il mercato si sarà ripreso (Marchionne dixit). E così mentre Chrysler recupera in Usa, Fiat continua a calare in patria. La quota dei marchi del Lingotto in aprile è scesa al 28,7 per cento, due punti i meno rispetto al 2010.
da Il Fatto Quotidiano del 3 maggio 2011
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L’Italia invece continua a riservare brutte sorprese. Ieri in serata, a Borsa chiusa, sono arrivati i dati sulle vendite di aprile che per il Lingotto fanno segnare ancora un calo dell’’8,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il dato è particolarmente significativo perchè aprile 2010 è stato il primo mese in cui sono venuti meno gli incentivi. Per la prima volta da più di un anno vengono quindi messi a confronto risultati ottenuti su mercati omogenei. Sarà interessante, quest’oggi, verificare quale sarà la reazione della Borsa a questa notizia negativa per Torino.
Intanto, però, si può già dire che agli investitori la Fiat piace americana. E piace di più adesso che Chrysler è tornata al profitto. Nel primo trimestre dell’anno gli utili hanno toccato quota 116 milioni di dollari, circa 78 milioni di euro. Marchionne, a ragione, parla di una svolta. Dopo il crac del 2008 e il salvataggio dell’anno successivo gestito dal Lingotto con i soldi del governo americano e canadese, è la prima volta che la più piccola delle tre case di Detroit riesce a riportare in nero i conti trimestrali. Le due concorrenti Usa avevano già centrato l’obiettivo da tempo. Gm è addirittura tornata in Borsa dopo il fallimento. Ford si è salvata a suo tempo dal crac e proprio pochi giorni fa ha presentato agli analisti il trimestre migliore addirittura dal 1998, un’epoca che sembra lontanissima, quando l’economia americana viaggiava a tutta velocità.
Intanto però Chrysler può permettersi di rimborsare i debiti di 7,5 miliardi di dollari con la Casa Bianca e il Canada. I soldi, arriveranno entro giugno grazie a prestiti bancari per 3,5 miliardi, altri 2,5 miliardi con il collocamento di obbligazioni e 1,3 miliardi saranno sborsati da Fiat quando, come annunciato il 21 aprile, sottoscriverà una quota supplementare del 16 per cento nel capitale della casa Usa.
Insomma, Torino arranca sui mercati ma investe a Detroit dove invece la musica è ben diversa. Il fatto è che il mercato Usa ha ricominciato a correre alla grande e i produttori cavalcano l’onda di un boom per molti aspetti inatteso. Aumentano soprattutto le vendite dei suv, i modelli su cui sono più elevati i margini di guadagno e che da sempre rappresentano il punto di forza di Chrysler. Ecco perchè le vendite dell’azienda Usa sono cresciute addirittura del 35 per cento rispetto al primo trimestre del 2010, toccando quota 394 mila veicoli. La quota di mercato negli Stati Uniti è pari al 9,2 per cento, meglio del 9,1 per cento di un anno fa, ma va segnalato che nel secondo e nel terzo trimestre del 2010 Chrysler viaggiava intorno al 9,5 per cento. Adesso però i margini di profitto sono maggiori. E la differenza rispetto al passato recente la fanno le maggiori vendite ai privati rispetto a quelle destinate alle flotte aziendali e agli autonoleggio. Così come dà slancio ai risultati anche il lancio di nuovi modelli accompagnati da forti investimenti sulla rete di vendita.
Proprio il contrario di quello che succede in Italia, dove il rinnovamento del listino è stato rimandato a quando il mercato si sarà ripreso (Marchionne dixit). E così mentre Chrysler recupera in Usa, Fiat continua a calare in patria. La quota dei marchi del Lingotto in aprile è scesa al 28,7 per cento, due punti i meno rispetto al 2010.
da Il Fatto Quotidiano del 3 maggio 2011
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