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E' GUERRA. Sarkozy: “Via all’attacco”

PARIGI – I grandi del partito anti-Gheddafi si sono seduti allo stesso tavolo a Parigi e da lì hanno deciso: “Attacchiamo la Libia”. E così è stato: jet francesi da ricognizione hanno infatti sorvolando la Libia “studiando” l’attacco.

I caccia francesi sono decollati poco dopo mezzogiorno dalla base francese di Saint Dizier, nell’est della Francia, dove sono abitualmente di stanza, hanno spiegato le fonti militari francesi.

Secondo le fonti, la missione di ricognizione dovrebbe durare tutto il pomeriggio ed i caccia non hanno finora incontrato alcuna difficoltà, dopo alcune ore di sorvolo del territorio libico. I ‘Rafale’ sono utilizzati in missioni di ricognizione, bombardamento e difesa aerea.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha promosso la riunione di Parigi, ha spiegato che i caccia francesi sono pronti ad intervenire, così come quelli inglesi e dei paesi arabi. “Le minacce di Gheddafi non ci fermeranno. Siamo pronti a proteggere i civili da una pazzia omicida”.

Gheddafi ”è ancora in tempo per evitare il peggio conformandosi senza ritardi a tutte le richieste della Comunita internazionale”, ha detto Sarkozy al termine del vertice sulla Libia a Parigi. ”La porta della diplomazia si riaprirà quando la sua aggressione finirà – ha aggiunto il presidente – la nostra determinazione è totale. Ognuno è messo davanti alle sue responsabilità.

”Già da adesso le nostre forze aeree si opporranno ad ogni aggressione contro il popolo di Bengasi. Abbiamo già impedito attacchi aerei sulla città. Altri aerei sono pronti a intervenire contro i blindati che aggrediscono civili disarmati”, ha aggiunto Sarkozy.

”Non possiamo più assistere ai massacri in Libia restando con le braccia conserte. Il tempo stringe, e la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu va attuata al più presto. Bisogna agire ora per proteggere la popolazione”: lo ha detto il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, dopo la conclusione del vertice.

A bombardare per primi dovrebbero essere Gran Bretagna, Francia, Norvegia e Canada e in seconda battuta Usa e Paesi arabi. L’azione militare potrebbe cominciare con un bombardamento di missili Cruise per neutralizzare le difese aeree libiche, bombardamenti ravvicinati delle piste di decollo.

Ci sarebbero circa 15 obiettivi già individuati tra aerei ed elicotteri, centri di comando, installazioni radar e batterie di difesa anti aerea. La forza aerea di Gheddafi conta su circa 400 velivoli, in prevalenza Mig di fabbricazione russa, ma solo 20 o 30 sono considerati operativi.L’approvazione della risoluzione Onu 1973 secondo la bozza presentata da Francia, Gran Bretagna e Libano, lascia le mani libere alla comunità occidentale.

L’Italia contribuirà innanzitutto mettendo a disposizione le proprie basi tra le diverse opzioni le più probabili riguardano Sigonella, in Sicilia vicino Catania, dove si trovano una base della Marina Usa e il 41esimo Stormo Antisommergibili, e Trapani Birgi, sede del 37esimo stormo. In Puglia c’è poi la base di Gioia del Colle, in provincia di Bari, che ospita il 36esimo stormo.

Quanto all’eventuale impiego di aerei dell’Aviazione italiana, si potrebbe trattare dei caccia F-16 e degli Eurofighter. Possibile anche il ricorso agli Harrier Av8. A Trapani Tornado rischierati pronti al volo. Si tratta – secondo quanto appreso dall’Ansa – dei Tornado ECR di Piacenza, specializzati nella distruzione delle difese missilistiche e radar, e dei Tornado IDS di Ghedi (Brescia), con capacità di attacco. Insieme ai Tornado, sono stati schierati nella stessa base anche i caccia Eurofighter di stanza a Grosseto. Nella base di Trapani sono già schierati dei caccia F-16, aerei radar Awacs della Nato e aerei per il rifornimento in volo.

Con l’istituzione della no-fly zone sui cieli del paese africano, senza il cessate il fuoco di Muammar Gheddafi scatta l’intervento della comunità internazionale: Francia e Gran Bretagna in prima fila.

Gli Stati Uniti, a parole assolutamente contrari a quelle che lo stesso presidente Barack Obama non ha esitato a definire “brutale violenza di Gheddafi nei confronti del suo stesso popolo”, non sarebbero però disposti a concedere le loro truppe.

“Fatemi essere chiaro, ha detto Obama, il cambiamento in Libia, e nella regione, non può né deve essere imposto dagli Stati Uniti, o da altre potenze straniere, ma deve venire dalle aspirazioni dei popoli”.

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Fonte: Blitzquotidiano.it

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