Durante la giornata sono stati qualche centinaio i manifestanti
- ma nel corso della serata hanno superato i cinquecento - che sono riusciti ad arrivare a pochi metri dall'hotel Principi di Piemonte. La folla fuori urlava e fischiava assiepata contro il blocco formato da agenti in tenuta antisommossa e camionette della polizia. Sono scoppiati anche alcuni petardi e i manifestanti sono stati raggiunti da un gruppo che suonava tamburi e fischietti e che ha scandito a lungo il ritmo degli slogan contro il premier: frasi come "arrestatelo", "fuori la mafia dallo stato", "dimissioni, dimissioni". La situazione però si è fatta ogni minuto più tesa. Centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa circondano tuttora l'isolato e con le camionette sono salite sui marciapiedi sotto i portici per bloccare il passaggio di auto e persone.
I contestatori si sono trovati tutti nella piazza Carlo Felice, a qualche centinaio di metri dall'hotel. Si sono divisi in due tronconi e hanno cominciato a muoversi verso l'albergo. Il primo spezzone, dove erano presenti (tra gli altri) i militanti del Popolo Viola e del Movimento 5 Stelle, è sfilato lungo la piazza Carlo Felice e si è portato in via Roma scandendo slogan. Il secondo, quello dei centri sociali e del movimento antagonista, è passato per via XX Settembre e in via Gramsci e ha tentato di svoltare verso via Roma, incontrando il cordone dei poliziotti in assetto antisommossa. Qualche decina di metri più avanti, in via Buozzi, la testa del corteo ha effettuato un secondo tentativo e, dopo essere sbucata in via Roma, ha incontrato un nuovo schieramento di poliziotti, sistemato proprio di fronte alla via che porta verso l'ingresso dell'hotel. A quel punto ci sono stati momenti di tensione e dalle forze dell'ordine sono partite manganellate alle quali ha fatto da contraltare il lancio di oggetti; si è sentito anche lo scoppio di un paio di petardi.
In piazza sono stati lanciati slogan contro l'intervento militare in Libia, alcuni manifestanti hanno mostrato la Costituzione, altri striscioni che recitavano "L'Italia non è una Repubblica fondata sulla prostituzione". A un certo punto i dimostranti hanno intonato a più riprese l'inno di Mameli, assurto in questi giorni anche a simbolo della protesta da parte di un'Italia che si riconosce nel presidente Napolitano e non nel capo del governo.
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Fonte: Repubblica.it
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