La donna uccisa del giorno è Lea Garofalo, 35 anni, scusate se parto da qui. Non è cronaca nera: è un'ecatombe di figlie, nipoti, mogli, vicine di fila, parenti e conoscenti. A volte sono storie di famiglia, altre di mafia, altre ancora di barbara inciviltà. Una al giorno, a volte due, a volte tre: donne che muoiono ammazzate. Questa di Lea Garofalo - che è stata sciolta nell'acido chissà quando, lo sappiamo oggi, dal padre di sua figlia - ha per teatro Monza, poi uno dice che le mafie sono al Sud, il nord padano non vuole avere a che fare con quei criminali, secessione, federalismo please. Lea Garofalo, che collaborava con la giustizia, al contrario di molti altri non godeva di alcuna protezione. Aveva rinunciato. È stato più facile, così, dissolverla: letteralmente. Finchè non affronteremo il problema del femminicidio per quello che è, una strage ordinaria e quotidiana spacciata per una sequenza di raptus stranezze e follie, non avremo non solo mezzi, ovviamente, prima ancora non avremo il pensiero che serve per provare a combattere questa silenziosa guerra civile.
L'altra guerra, quella più vistosa, è la battaglia di cui tutti parlano. Spie, dossier, guerra per il controllo dell'informazione come se non fosse già abbastanza controllata ai piani alti del Potere. Alla sua prima uscita pubblica il neo ministro Romani giudica la puntata di Report andata in onda domenica "odiosa" e viziata da "eccesso di antiberlusconismo". Eccesso. Ne esiste una modica quantità, dunque, consentita. Aggiunge Romani che era "un prodotto giornalistico inefficace". Avendo incollato al video 5 milioni di persone a quell'ora di notte sembrava invece piuttosto efficace, anche per le casse del servizio pubblico, ma forse Romani è molto esigente e di milioni di spettatori ne pretende 10. Prosegue intanto la solitaria (?) battaglia di Masi contro Annozero, ricorsi su ricorsi, di nuovo non sappiamo se giovedì il programma sarà in onda. Nessun veicolo pubblicitario è mai stato più efficace di Masi, per Santoro. Se non ci fosse dovrebbe inventarlo. Presto arriverà a 10 milioni di spettatori: tutti ce lo auguriamo, di passaggio anche per la soddisfazione di Romani.
È sbalorditivo l'attivismo di governo contro i programmi di informazione e l'inerzia verso le attività di dossieraggio gravi e gravissime su cui fanno affidamento per i loro "scoop" i giornali di proprietà della famiglia B. Ieri le ultime dal fronte spioni al servizio dei media di famiglia: i magistrati indagano sul giornalista di Panorama Giacomo Amadori a cui un finanziere ora agli arresti domiciliari forniva dati dagli archivi riservati della GdF, dati riferiti solo a magistrati e giornalisti giudicati antiberlusconiani, evidentemente non in modica quantità. Il direttore di Panorama sostiene che il giornalista "faceva solo il suo lavoro". Il fatto è che il lavoro, come la legge, in questo paese evidentemente non è uguale per tutti.
Agli studenti della Normale di Pisa Napolitano si è rivolto così: "Comprensibile la vostra frustrazione, conto sul vostro senso di responsabilità". Poi ha aggiunto: "Nessuno può fingere di ignorare le condizioni del sistema universitario". Nessuno, neppure il ministro Gelmini impegnato a monitorare le lapidi al Pci.
Fonte: Unita.it
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