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Futuro e impunità


Mentre il nuovo presidente della Corte dei Conti intona la litania dei suoi cinquanta predecessori dal mesozoico in poi, e cioè che in Italia “gli episodi di corruzione e dissipazione delle risorse pubbliche persistono e preoccupano i cittadini, ma anche le istituzioni il cui prestigio e affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli”, le preoccupatissime istituzioni si precipitano a salvare il presidente del Consiglio dai suoi processi per corruzione e frode fiscale e l’ex ministro Lunardi che, poveretto, ha solo un processo per corruzione. Il formidabile uno-due si deve a entrambi i rami del Parlamento, mai così efficienti e sincronizzati: mentre la Camera parava le terga a Lunardi, il Senato provvedeva a quelle del Cainano. Da segnalare il fondamentale contributo dei finiani, che di questo passo dovranno ribattezzarsi Fii, Futuro e Impunità per l’Italia. Che fossero disponibili a votare la legge Alfano costituzionale (sarebbe ora di smettere di chiamarla “lodo”), si sapeva. Ma che si accingessero (salvo 10 non partecipanti al voto) a sostituirsi ai giudici per assolvere un deputato accusato di corruzione, questo no, nessuno poteva immaginarlo. Vien da domandare a Fini se valesse la pena farsi massacrare da tre mesi per una casetta a Monacò (nessun indagato e nessun reato), per poi cancellare il processo a carico di Lunardi, indagato per aver acquistato a 3 milioni da Propaganda Fide un palazzo di cinque piani che valeva il triplo nel centro di Roma in cambio di 2,5 milioni di finanziamenti pubblici al pio sodalizio vaticano presieduto dal cardinal Sepe per ristrutturare un immobile in piazza di Spagna. Se il via libera in commissione Giustizia alla legge Alfano i finiani si sono limitati a votarlo, allo stop al processo Lunardi hanno fornito un contributo di ben altro spessore: era proprio un finiano, l’on. avv. Giuseppe Consolo, il relatore di maggioranza in giunta per le autorizzazioni a (non) procedere. Com’è noto, Lunardi è accusato di aver commesso il delitto in qualità di ministro delle Infrastrutture, dunque per processarlo il Tribunale dei ministri necessita di autorizzazione a procedere. Che può essere negata solo se si dimostra che Lunardi è un perseguitato politico. Ma nessuno ha osato sostenerlo. Eppure prima la giunta e ieri l’aula han risposto picche lo stesso. Consolo, fine giurista, ha spiegato che “è impossibile prendere in considerazione questa richiesta senza poter analizzare la condotta di corrotto e corruttore”: infatti “è palese, scritto su muri che il Tribunale dei ministri ha omesso di svolgere il ruolo di filtro e vaglio dei fatti”. Consolo finge di non sapere che, prima di avere l’ok della Camera, il Tribunale dei ministri deve semplicemente stabilire se ci siano elementi per procedere o per archiviare, non certo celebrare tutto il processo e decidere se le prove a carico degli indagati siano sufficienti o meno per condannarli.

Lo farà solo e se la Camera glielo consentirà. La Camera ha deciso di non consentirglielo, rispedendo gli atti al mittente. Cioè impedisce ai giudici di giudicare, con la motivazione che i giudici non hanno ancora giudicato; peccato che i giudici non possano giudicare finché la Camera non li autorizza a giudicare. Comma 22. Lunardi, spiritoso, commenta: “Oggi è stato fatto un passo importante per fare chiarezza”. Forse non ha capito che è stato fatto un passo proprio per non fare chiarezza. E dire che, con un memorabile autogol, aveva lui stesso dichiarato a Repubblica: “I favori li ho fatti come persona, non come ministro”. Quindi aveva detto lui stesso che il suo reato non può essere ministeriale, in quanto commesso da privato cittadino e non da ministro: ergo, per esaudire i suoi desideri, Montecitorio avrebbe dovuto invitare i giudici a procedere senza bisogno di autorizzazione (prevista dalla legge solo quando il reato è connesso alle funzioni di governo). Invece ha fatto il contrario. Lunardi voleva farsi processare, la Camera gliel’ha impedito e lui non se n’è neppure accorto. Un altro che vive a sua insaputa.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 20 ottobre, in edicola

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1 commenti to " Futuro e impunità "

  1. Anonimo says:

    beh,fra poco c'è bisogno fare legge a parlamentum non a personum.

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