ROMA - Dalla piazza allo stadio. Dalla protesta alla festa. Migliaia di giovani, venerdì 8 ottobre, si divideranno a Roma tra cortei e sit-in della protesta contro la riforma della scuola e la festante folla sul prato dell'Olimpico. Anzi, più che dividersi si dedicheranno a entrambi gli impegni: molti dei circa 70 mila che avevano già acquistato il biglietto per il concerto degli U2 allo stadio e si apprestavano a raggiungere la capitale da tutto il Lazio e dalle regioni limitrofe, hanno scelto di anticipare l'arrivo in città per partecipare alle manifestazioni studentesche.
Gli studenti, che dalle 10.30 marciano verso il ministero- diretta su Corriere.Tv - si contano e dicono: «Siamo in 30 mila». Poi scandiscono: «Siamo una marea di conoscenza e stiamo per seppellire questa ignoranza». Deviazioni e rischio ingorghi in almeno tre zone della città: Ostiense, Trastevere e Foro Italico. Disagi anche sulla Colombo per la protesta davanti alla Regione Lazio contro i tagli alla Sanità.
AUTUNNO CALDO - E' la prima grande adunanza dell'autunno 2010, quella di venerdì, la prima di un autunno che si preannuncia caldo sul fronte delle proteste per la scuola e il lavoro: ben 5 le agitazioni su scala nazionale in programma tra fine ottobre e inizio novembre. Si comincia con gli studenti di licei e facoltà in prima linea. Tutti in piazza. E non solo a Roma, non solo giovani.
In tutta Italia scenderanno nelle strade anche professori, precari, genitori, ricercatori universitari. Non solo. A rischio anche le lezioni nelle 42mila scuole d'Italia a causa dello sciopero proclamato dei sindacati della scuola per l'intera giornata.
BLITZ ALL'ALBA - Manifestazioni e cortei si ripetono in 50 diverse città d'Italia. Ma è a Roma che è in corso la grande protesta con il mondo della scuola che sfilerà fin sotto al ministero della Pubblica Istruzione in viale Trastevere e lì si fermerà per una grande assemblea pubblica. Un corteo che attraverserà tutto il quadrante ovest del centro cittadino: da Ostiense a Trastevere. Intanto all'alba un gruppo di studenti ha compiuto un blitz esponendo alcuni striscioni davanti alla sede del ministero: «Voi l'incubo, noi la sveglia», recitava una scritta.
Uds, Rete degli Studenti, universitari: sono partiti intorno alle 10.30 da Piramide e sono giunti intorno alle 11.30 davanti al ministero in viale Trastevere. Presenti inoltre i Coordinamenti dei precari e genitori e docenti del Coordinamento scuole secondarie di Roma.
DISABILI IN PRIMA FILA - A manifestare, in prima fila sotto il dicastero, c'è anche un gruppo di studenti disabili che denunciano: «Rischiamo, con i tagli, di essere espulsi dalla scuola». «La 133, i tagli agli organici e i provvedimenti sul riordino delle scuole superiori – commenta Tito Russo, coordinatore nazionale Uds – rappresentano il colpo finale al sistema pubblico di istruzione, il mutamento radicale della concezione del valore formativo e la messa in discussione definitiva dell’istruzione laica e pubblica».
MASCHERE BIANCHE - Continuano intanto i cori e gli slogan sotto il ministero della Pubblica istruzione. La manifestazione si è ormai trasformata in presidio sotto il dicastero si alternano gli interventi degli studenti in rappresentanza delle diverse scuole mentre gli studenti «fantasma», con le maschere bianche in volto, sono ancora sulle scale del ministero e lo presidiano controllati a loro volta dalle forze dell'ordine.
LO SCIOPERO - Lezioni a rischio invece per chi resta in aula. Contro i tagli agli organici, alle risorse e le riforme attuate dal governo, i sindacati Usi Ait Scuola e Unicobas - che riproporrà lo slogan `No Berlusconi day’ - hanno proclamato lo sciopero per l’intera giornata, la Flc-Cgil ha chiesto agli insegnanti (nell’ambito di uno sciopero nazionale in tutti i comparti della conoscenza) di astenersi dal lavoro nella prima ora di lezione e al personale non docente di fare altrettanto, ad eccezione del personale impegnato nei turni pomeridiani o serali che sciopererà nell’ultima ora di servizio.
LICEI E UNIVERSITA’ – In piazza anche il mondo universitario. Come annunciato sul sito ateneiinrivolta.org, gli studenti di Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre si sono dati appuntamento, venerdì 8 alle 9.30, a Porta San Paolo. «Abbiamo aderito a questa data di mobilitazione – spiega Claudio Riccio, rappresentante degli studenti universitari di "Link" – perché oggi tutto il mondo della conoscenza è sotto attacco e serve un fronte comune per fermare i devastanti progetti di riforma che ora si rivolgono anche sull’università».
CAMPAGNA FOTOPETIZIONE – Alla vigilia della prima manifestazione nazionale del mondo della scuola, inizia inoltre la campagna di «foto-petizione» nazionale contro il ddl Gelmini, lanciata da studenti e ricercatori nelle Università italiane. Caschetto giallo in testa per denunciare la demolizione dell’Università pubblica a cui il Governo vuole portare il Paese tramite il ddl Gelmini: una iniziativa che ha «l’obiettivo di mostrare i volti delle persone che quotidianamente subiscono gli effetti dei problemi che oggi vive l’Università pubblica e che questo ddl inasprirà fortemente».
Si tratta di una «riforma dell’Università (il DdL Gelmini) che, sistematicamente, va nella direzione opposta agli slogan sbandierati pubblicamente – riportano in una lettera aperta di studenti e ricercatori –: merito, spazio per i giovani, lotta ai baronati, sostegno al diritto allo studio». Ciascuno di questi principii, «che tutti condividiamo, sarà molto più lontano se questa “riforma” dovesse essere approvata». Sono 1600 le foto di studenti e ricercatori contro il ddl: visibili sul sito costruttoridisapere.it.
RICERCATORI IN RIVOLTA – Non mancheranno i ricercatori precari degli atenei che si uniscono al corteo di universitari e studenti medi. Giovedì 7, alla facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza, è stato presentato l’identikit del ricercatore italiano, durante il convegno «Università prove di cambiamento». Dai dati, e dai profili emersi, si evince come i ricercatori italiani (in tutto 25.683) abbiano in media 45 anni d’età, e l’immissione in ruolo avviene (in media) verso i 36 anni.
I ricercatori nel Belpaese sono inoltre «tra i più poveri d’Europa, lo stipendio di un neo-assunto è di 1250 euro – sottolineano i ricercatori della università romana –, insegnano senza averne l’obbligo formale, e nella maggior parte dei casi senza retribuzione, garantendo la copertura di un terzo degli insegnamenti universitari».
Inoltre, i 40 ricercatori della facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza, in un documento diffuso al convegno, spiegano che «protestano», non «scioperano», perchè l’indisponibilità alla didattica «non è nulla più che la scelta di rispettare quanto previsto dalla legge».
LE PROSSIME AGITAZIONI - Quella di venerdì è solo la prima protesta di una lunga serie: il 13 ottobre a fermarsi sarà il personale non docente con contratti di tipo co.co.co aderente a Felsa-Cisl, Nidil-Cgil e Uil Cpo. Due giorni dopo, il 15 ottobre, a scioperare, per l’intera giornata, saranno docenti e Ata vicini ai Cobas (sono previste diverse manifestazioni locali). Le contestazioni di rappresentanti della scuola continueranno il 16 ottobre, quando le associazioni studentesche si mischieranno ai manifestanti Fiom-Cgil. Il 30 ottobre torneranno in piazza i precari: a Napoli è in programma una manifestazione del Cps. Il 3 novembre protesteranno gli iscritti all’Anief, gli educatori in formazione che nel giorno dell’ennesimo sciopero generale si ritroveranno a Roma davanti al ministero.
Fote: Corriere.it
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