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Vergogne all'italiana. E' precario a 600 euro il miglior prof d'Italia


COMO - Professor Piergiovanni, quanto prende attualmente di stipendio? «Mah, il primo cedolino deve ancora arrivare, ma credo sarà attorno ai 600 euro netti». Seicento euro netti sono la paga che il ministero della Pubblica istruzione corrisponde a colui che il ministero stesso ha dichiarato miglior insegnante d'Italia. E ci sarebbe pure da consolarsi, perché fino a pochi giorni fa Luca Piergiovanni, docente di lettere, non poteva contare nemmeno sulle 8 ore settimanali nella scuola media di Olgiate Comasco a cui è stato assegnato dal Provveditorato agli studi di Como. Chiuse dentro la vicenda del professor Piergiovanni, 37 anni, conterraneo di un grande educatore come don Lorenzo Milani, ci sono tutte le contraddizioni che accompagnano la situazione della scuola italiana.

L'insegnante, fino allo scorso anno in servizio alle medie di Uggiate Trevano, sempre nel Comasco, si è visto assegnare dal ministro Mariastella Gelmini un riconoscimento quale docente più brillante nel campo dell'innovazione didattica: un premio frutto di un lavoro che Piergiovanni porta avanti da anni con i suoi ragazzi, incrociando sapientemente programmi ministeriali e uso delle nuove tecnologie. Ma il ministero, alla fine dello scorso anno scolastico, ha dovuto «licenziare» il professore, che in quanto precario ha dovuto cedere il posto ad altri.

Si è corso il concreto pericolo che «il miglior insegnante d'Italia» rimanesse a spasso, poi è saltato fuori uno «spezzone» di cattedra a Olgiate ed è toccato fare buon viso a cattivo gioco. «L'ufficio scolastico provinciale - specifica il diretto interessato - mi ha detto che mi assegnerà alcune ore aggiuntive per diffondere negli istituti della zona i programmi che ho messo a punto. Speriamo in bene». Il lavoro di Piergiovanni ha attirato anche l'attenzione degli Usa e della prestigiosa università di Yale, che al professorino italiano ha offerto una collaborazione.

«In tanti - racconta - mi hanno detto che sono matto a lasciarmi sfuggire un'occasione del genere ma non è così. Intanto la collaborazione ci sarà, seppure solo via web ma poi trasferirmi in America avrebbe significato tagliare i ponti con la scuola in Italia. Sarò uno stupido, ma io in questo lavoro, qui nel mio Paese, ci credo ancora». Resta da capire come sia possibile che lo stesso ministero da un lato dica a Piergiovanni che è il più bravo di tutti, dall'altro gli decurti lo stipendio e rischi di perderne le capacità. «Io una risposta in tasca non ce l'ho - risponde il docente -, ma di sicuro devono essere rivisti i metodi di reclutamento della classe insegnante e ne deve essere svecchiata l'età. L'informatica ha cambiato le nostre vite, non è più possibile ignorarlo quando ci si deve rivolgere ai "nativi digitali" che sono gli attuali studenti. Ma pare sia ancora difficile da noi fare passare un discorso del genere».

Fonte: Corriere.it



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