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P3, Dell'Utri non risponde ai pm Roma, indagato Caliendo


ROMA - È durato pochi minuti l'interrogatorio di Marcello Dell'Utri davanti al procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo. Il senatore del Pdl si è avvalso infatti della facoltà di non rispondere in merito all'inchiesta denominata P3. «A Palermo 15 anni fa ho parlato 17 ore e sono stato rinviato a giudizio sulla base della mie dichiarazioni. Ho imparato da allora», ha detto Dell'Utri dopo essere uscito dal tribunale. I suoi difensori, gli avvocati Pietro Federico e Giuseppe Di Peri, hanno spiegato: «L'atto istruttorio non durerà molto, anzi poco». Dell'Utri è indagato per la violazione della legge Anselmi rispetto alla costituzione di una presunta associazione che è al centro dell’inchiesta. Lunedì era stata interrogato il coordinatore del Pdl Denis Verdini.

INDAGATO CALIENDO - Intanto nel registro degli indagati finisce anche il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, accusato di aver preso parte alla presunta associazione segreta messa in piedi da Carboni, Martino e Lombardi. Al braccio destro del ministro Alfano viene infatti contestata la violazione degli art. 1 e 2 della legge Anselmi. Nelle intercettazioni fin qui rese pubbliche, in più di una circostanza Caliendo viene sorpreso a discorrere con alcuni degli altri indagati di alcune nomine ai vertici della magistratura. Dagli atti emerge in particolare il tentativo di Pasquale Lombardi di coinvolgerlo nelle manovre per ostacolare l'abrogazione del Lodo Alfano da parte della Consulta.

IL RUOLO DEL SOTTOSEGRETARIO - I carabinieri definiscono in un'informativa Caliendo personaggio «vincino al gruppo» di Flavio Carboni, uno di quelli «che prendono parte alle riunioni nel corso delle quali vengono impostate le principali operazioni o che paiono fornire il proprio contributo alle attività d' interferenza». Un incontro, in particolare, è al centro degli interessi degli inquirenti: il pranzo del 23 settembre 2009 in casa del coordinatore del Pdl Denis Verdini, con Dell' Utri e i magistrati Arcibaldo Miller e Antonio Martone. In quella sede si sarebbe discusso del lodo Alfano, ma probabilmente anche della nomina di Alfonso Marra a presidente della Corte d'Appello di Milano e del ricorso presentato in Cassazione dall'ex sottosegretario Nicola Cosentino contro l'ordinanza d'arresto emesso dalla Procura di Napoli. Inoltre, spesso il sottosegretario viene sorpreso a telefono con Lombardi, e i due sembrano intrattenere rapporti colloquiali: «Ormai guagliò ti è spianata la via per i' a là o' Ministro, o' vuoi capiscere o no?», gli spiega un giorno il geometra finito in carcere. Oppure, il 4 novembre scorso, al telefono con Alfonso Marra, in corsa per la poltrona di presidente della Corte d' Appello di Milano, Lombardi precisa: «Poi ho parlato con Giacomino e... stiamo operando».

TRASFERIMENTO MARCONI - Intanto il plenum del Csm ha deciso all'unanimità, con la sola astensione del vicepresidente Nicola Mancino, il trasferimento d'ufficio a Napoli, per incompatibilità ambientale, del presidente della Corte d'Appello di Salerno Umberto Marconi, coinvolto nell'inchiesta sulla P3. Lunedì la terza Commissione di Palazzo dei Marescialli aveva accettato la richiesta dello stesso Marconi di essere trasferito a Napoli. Dunque il magistrato ricoprirà le funzioni di consigliere presso la Corte d'appello partenopea. Marconi, coinvolto nell'inchiesta per la presunta attività di dossieraggio ai danni del presidente della Campania Stefano Caldoro, aveva inviato alla terza commissione la richiesta di trasferirlo subito presso la Corte d'appello napoletana, pur ricordando la sua «estraneità ai fatti», e parlando di una «macchinazione peraltro grossolana» che aveva infangato la sua persona e denunciata tra l'altro alla stampa. Marconi parlava anche di un «complotto che affonda le sue radici in altre vicende, connesse alla mia ben nota trentennale milizia associativa (Anm)». Infine l'ex presidente della Corte d'appello di Salerno chiedeva una convocazione da parte della terza commissione per spiegare meglio le sue ragioni, ma la stessa commissione ha ritenuto di doversi procedere subito al trasferimento. Anche la prima commissione aveva avviato nei confronti di Marconi la pratica di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale.

ELEZIONI IN LAZIO - Intanto spunta un nuovo filone d'indagine sulla cosiddetta P3. Dopo l'interessamento di Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi per il ricorso che minacciava di far saltare la partecipazione delle elezioni alla lista Pdl in Lombardia, dagli atti dell'inchiesta emerge che analoghe manovre vennero tentate anche per correggere la decisione del Tribunale di Roma che non ammise le liste del Pdl per le regionali in Lazio. Lo scrivono i giudici del Tribunale del Riesame che hanno negato la scarcerazione a Carboni e Lombardi. Secondo i magistrati romani Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi erano riusciti a mettere in piedi «una metodica attività di interferenza svolta presso organi costituzionali e amministrazioni pubbliche». Per i giudici del Riesame si è trattato di un'interferenza illegittima nel funzionamento degli organi dello Stato: «Pur in assenza di una qualunque competenza o incarico che minimamente la giustificasse, il gruppo ha portato avanti una metodica azione d'interferenza sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali e di amministrazioni pubbliche, venendo incredibilmente accettato come interlocutore accreditato»

Fonte: Corriere.it

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