L’altra sera gli eventuali telespettatori del Tg1 hanno assaporato una new entry della TelePravda. Non trovando nessuno disposto a difendere il bavaglio, Minzolingua ha riesumato una vecchia maschera della commedia dell’arte: l’Ostellino. Già direttore del Corriere in quota Craxi e tuttora editorialista del Pompiere in quota Moggi-Berlusconi, l’Ostellino è comparso rubizzo come un Beaujolais d’annata tra i filari di un vigneto della Francia meridionale per illustrare agl’italiani le insidie della manifestazione in Piazza Navona, di cui lui non sapeva una beneamata cippa essendo appeso a un tralcio d’oltreconfine. A suo dire, le migliaia di persone riunite a Roma urlavano “Intercettateci tutti”: il loro grido sinistro è giunto fino a lui che, allarmatissimo, ha abbandonato i tini e i mosti per correre in soccorso del Minzolini (che sta a Ostellino come Meo Patacca a Brighella) con un puntuto editoriale. Dopo essersi definito “un vecchio liberale” (se lo dice sempre per autoconvincersi, ma non riesce mai a credersi), l’anziano mascherone ha severamente ammonito i manifestanti: “Erano il fascismo e il comunismo a intercettare tutti”. Ergo chi grida quello slogan vuole abolire la democrazia e instaurare la dittatura. Naturalmente in piazza non si urlava “Intercettateci tutti”. Ma, quando qualcuno lo fa, intende dire tutt’altro: e cioè che solo chi ha qualcosa da nascondere può volere una legge che proibisce ai giornalisti di informare e ai magistrati di intercettare (non ai servizi segreti o alle polizie, che per fortuna in Italia – diversamente dal fascismo, dai regimi comunisti e anche da molte democrazie care agli Ostellini – non possono intercettare legalmente nessuno).
E siccome ogni anno le persone intercettate in Italia sono meno di 20 mila (infima minoranza anche fra i criminali), l’“intercettateci tutti” è pura provocazione: basta non commettere reati e non frequentare delinquenti per mettersi al riparo da intercettazioni. Ma, in questo tragicomico crepuscolo di regime, è un bene che si vedano certe facce e si sentano certe baggianate: sono talmente esagerate che la gente poi capisce tutto. Ecco, la legge bavaglio rischia di arrivare tardi e di rivelarsi addirittura inutile: questa gente, sentendo prossima la fine, è talmente disperata e fuori di testa che confessa tutto alla luce del sole, in piazza, davanti a telecamere e microfoni. Non c’è bisogno di intercettarla: basta intervistarla. Due anni fa la D’Addario registrava di nascosto i colloqui con B.; ora B. si tuffa su sei ballerine brasiliane in piena visita di Stato, sotto gli occhi esterrefatti della stampa locale: ormai s’intercetta da solo. Scajola convoca addirittura una conferenza stampa per dire tali cazzate (“non so chi mi ha pagato la casa, ma se lo scopro gli faccio un mazzo così”) che uno normale o uno Scajola in tempi normali non pronuncerebbe nemmeno su un telefono criptato. Bertolaso si è sputtanato molto più con le dichiarazioni ai giornali che nelle intercettazioni. E così Lunardi: “È vero, ho fatto e ricevuto favori da Anemone, ma come persona, non come ministro: sono una persona corretta”. Ghedini, con una sola dichiarazione (“Se Napolitano vuol fare le leggi, si faccia eleggere dal popolo”), rovina anni di lavoretti di Letta-Letta e riesce financo a svegliare Napolitano.
Il quale a sua volta ne spara una davvero enorme: “La maggioranza non ascolta i miei consigli”. Come se il capo dello Stato fosse un consigliere della maggioranza e non il garante super partes che promulga o respinge le leggi una volta approvate. Intanto Brancher impreca contro gl’italiani ingrati: “La Nazionale perde e se la prendono con me”. Lo Zaccai si fa i trans e la coca, poi s’affaccia al balcone e fa un comizio. Dell’Utri, euforico per la condanna ad appena 7 anni per mafia, beatifica il fu Mangano sulla scia di Previti, entusiasta per i 7 anni e mezzo definitivi per corruzione giudiziaria, e Cuffaro, tutto giulivo per i 5 anni per favoreggiamento (saliti a 7 in appello). Presto brinderanno tutti insieme nell’ora d’aria di un penitenziario a piacere: “Ragazzi, c’è andata di culo! Cin cin!”.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano' del 03 luglio, in edicola
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E siccome ogni anno le persone intercettate in Italia sono meno di 20 mila (infima minoranza anche fra i criminali), l’“intercettateci tutti” è pura provocazione: basta non commettere reati e non frequentare delinquenti per mettersi al riparo da intercettazioni. Ma, in questo tragicomico crepuscolo di regime, è un bene che si vedano certe facce e si sentano certe baggianate: sono talmente esagerate che la gente poi capisce tutto. Ecco, la legge bavaglio rischia di arrivare tardi e di rivelarsi addirittura inutile: questa gente, sentendo prossima la fine, è talmente disperata e fuori di testa che confessa tutto alla luce del sole, in piazza, davanti a telecamere e microfoni. Non c’è bisogno di intercettarla: basta intervistarla. Due anni fa la D’Addario registrava di nascosto i colloqui con B.; ora B. si tuffa su sei ballerine brasiliane in piena visita di Stato, sotto gli occhi esterrefatti della stampa locale: ormai s’intercetta da solo. Scajola convoca addirittura una conferenza stampa per dire tali cazzate (“non so chi mi ha pagato la casa, ma se lo scopro gli faccio un mazzo così”) che uno normale o uno Scajola in tempi normali non pronuncerebbe nemmeno su un telefono criptato. Bertolaso si è sputtanato molto più con le dichiarazioni ai giornali che nelle intercettazioni. E così Lunardi: “È vero, ho fatto e ricevuto favori da Anemone, ma come persona, non come ministro: sono una persona corretta”. Ghedini, con una sola dichiarazione (“Se Napolitano vuol fare le leggi, si faccia eleggere dal popolo”), rovina anni di lavoretti di Letta-Letta e riesce financo a svegliare Napolitano.
Il quale a sua volta ne spara una davvero enorme: “La maggioranza non ascolta i miei consigli”. Come se il capo dello Stato fosse un consigliere della maggioranza e non il garante super partes che promulga o respinge le leggi una volta approvate. Intanto Brancher impreca contro gl’italiani ingrati: “La Nazionale perde e se la prendono con me”. Lo Zaccai si fa i trans e la coca, poi s’affaccia al balcone e fa un comizio. Dell’Utri, euforico per la condanna ad appena 7 anni per mafia, beatifica il fu Mangano sulla scia di Previti, entusiasta per i 7 anni e mezzo definitivi per corruzione giudiziaria, e Cuffaro, tutto giulivo per i 5 anni per favoreggiamento (saliti a 7 in appello). Presto brinderanno tutti insieme nell’ora d’aria di un penitenziario a piacere: “Ragazzi, c’è andata di culo! Cin cin!”.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano' del 03 luglio, in edicola
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