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Ddl intercettazioni, I poliziotti protesteranno al Senato


ROMA - Non era mai accaduto, se non per rivendicazioni salariali. Ma ora i poliziotti del Silp-Cgil decidono di scendere in piazza e manifestare davanti al Senato martedì quando, alle 16 e 30, comincerà il dibattito sulle intercettazioni. Il segretario Claudio Giardullo legge le anticipazioni sugli emendamenti al ddl e, tra delusione e stupore, prende una decisione destinata a pesare. Affida a una nota la sorpresa: "La proroga di 48 ore in 48 ore degli ascolti, dopo i primi 75 giorni, rende estremamente difficoltosa l'attività investigativa". La protesta non resta isolata. Felice Romano del Siulp parla di "legge mannaia" per le forze dell'ordine. L'associazione dei funzionari di Enzo Marco Letizia definisce "una corsa a ostacoli" la proroga delle 48 ore.

Si arena sulla protesta dei poliziotti l'entusiasmo della maggioranza per le ultime modifiche. Ha appena finito di sponsorizzarle il vice capogruppo al Senato Gaetano Quagliariello che invita l'opposizione "a cambiare atteggiamento". Hanno appena finito di scambiarsi giudizi positivi il sottosegretario Gianni Letta e Massimo D'Alema, il presidente del Copasir, per l'avvenuto rinvio della norma sugli 007 e sul segreto di Stato. Ne parla proprio Letta, che giudica questa "la soluzione migliore" in vista di un futuro accordo sulla materia. Il Guardasigilli Angelino Alfano conferma che sul segreto "si deciderà con il Copasir". E D'Alema definisce il tutto "una scelta ragionevole". È soddisfatto anche il finiano Carmelo Briguglio, componente del Copasir, che alle prime notizie sull'emendamento aveva espresso un giudizio severissimo e chiesto ad Alfano di correre a palazzo San Macuto. Dietro la fine della querelle c'è il Quirinale che mal vedeva nella legge sulle intercettazioni l'inserimento di norme così impegnative come quelle sul segreto di Stato.

Ma, per una pagina che si chiude, quella degli emendamenti resta ben aperta. Giudizi tecnici e politici compresi. I magistrati dell'Anm si riservano di vedere le carte, ma il presidente Luca Palamara conferma che "il giudizio sulla legge resta negativo" e anticipa i primi dubbi sulle 48 ore. Antonio Di Pietro liquida i correttivi come "una lavatina di faccia". Il Pd vuole vedere le carte. L'Udc pure.

Tutto rotola a martedì mattina, quando si riaprirà la corsa del ddl intercettazioni. Una road map già decisa: alle 9 e 30 l'ufficio di presidenza del Pdl che dovrà ratificare le ultime modifiche. Alle quali anche ieri lavorava il ministero della Giustizia. Su cui Niccolò Ghedini, l'avvocato del premier, vigila. Che i finiani attendono di poter leggere per dare il giudizio definitivo. Dopo il voto e il lasciapassare politico a via dell'Umiltà, seguirà la commissione Giustizia del Senato. Lì il presidente Filippo Berselli è pronto a sostenere la battaglia che bisogna discutere "solo dei vecchi emendamenti e non dei nuovi". Ma probabilmente il presidente di palazzo Madama Renato Schifani, che finora si è speso per un'ampia mediazione politica, sarà il primo a dire che la commissione deve finire il suo lavoro. Solo dopo si andrà in aula. Mentre i poliziotti manifestano in piazza.

Fonte: Repubblica.it

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