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«Appalti e costi gonfiati anche del 50 per cento»


ROMA — Costi aumentati anche del 50 per cento rispetto al progetto originario. Preventivi gonfiati con l’avallo degli alti funzionari per drenare soldi dalle casse dello Stato e spartirsi la torta dei lavori pubblici. C’è anche questo nelle carte dell’inchiesta di Firenze che ha travolto la Protezione civile guidata da Guido Bertolaso. Un sistema di scambio che ha come perno Diego Anemone, l’imprenditore di 39 anni finito in carcere proprio perché accusato di aver distribuito soldi e favori a chi ha agevolato la sua irresistibile ascesa affidandogli lavori per milioni di euro.

Il raddoppio di 32 milioni
È il 4 settembre 2008. Susanna Gara, dipendente del ministero delle Infrastrutture, chiama Fabio De Santis che con Angelo Balducci gestisce la struttura «Grandi Eventi». Annota il giudice: «Con tono preoccupato lo informa che nella predisposizione del progetto definitivo per la realizzazione del Main Conference (palazzo delle conferenze e area delegati) in vista del G8 a La Maddalena è prevista una maggiorazione di spesa di minimo 28 milioni di euro».

Gara: «Per quanto riguarda Anemone, il Main Conference... lì loro stanno per produrre un definitivo che è in aumento di qualcosa tipo il 50 per cento... senza fare... da 32 di lavori tranne le maggiorazioni... stanno per arrivare a quasi 50 più le maggiorazioni a tutte quelle cose speciali che sono state richieste per realizzare l’involucro...».

De Santis: «Bisogna che facciamo una riunioncina a Roma con Mauro e con tutti quanti perché bisogna prospettarla a Bertolaso perché sennò ci inc... quello... gli mandiamo un conto che sarà 100 milioni di euro in più eh (ride)... mi fa i peli...». De Santis confida poi che già a Bertolaso ha fatto presente l’esigenza di un notevole incremento di spesa per la ristrutturazione dell’ospedale che deve essere trasformato in albergo con i lavori affidati alla Giafi di Valerio Carducci.

De Santis: «Tutto quello che fa lui è tutto eccezionale... tutte le cose che fa lui... anche perché ieri sono andato da Bertolaso a presentare il progetto dell’ospedale a mare... quello lì visitato... e praticamente gli ho detto che ci vogliono altri 100 milioni in più, mo’ gli dico altri 100 di qua e lui mi dice: ma vattene a fare in c...!». Seguono numerosi contatti e secondo il giudice «dall’esame delle conversazioni si comprende come tali incontri siano connessi alla redazione di un appunto relativo ai maggiori costi previsti per l’esecuzione delle opere del G8 in relazione agli appalti che sono stati aggiudicati alle imprese della famiglia Anemone per un importo di 73 milioni di euro e si comprende che Anemone deve mostrarlo a Bertolaso». Effettivamente l’imprenditore gli chiede di incontrarlo. Prima chiama Don Evaldo per farsi dare soldi in contanti. Qualche giorno dopo l’appuntamento organizza invece la «festa megagalattica » alla quale Bertolaso non può partecipare.

Le imprese di Balducci
Come si sia riusciti a far raddoppiare il costo dell’ospedale è svelato in altri contatti tra gli imprenditori e i progettisti che hanno ottenuto l’incarico. Il primo agosto 2008 Valerio Carducci, titolare della Giafi Costruzioni, parla con l’architetto Marco Casamonti, ora indagato per concorso in corruzione, e gli comunica di aver informato De Santis che sarà lui a stilare il progetto. Venti giorni dopo il professionista telefona all’imprenditore. Annota il gip: «Gli riferisce esplicitamente di essere in grado di far lievitare l’importo complessivo dei lavori che gli sono stati affidati quando afferma "grazie al mio intervento... insomma di riuscire a far crescere anche gli importi capito... quello fidati... quello è una cosa che mi curo io. Guarda secondo me per fare quello che ci vuole... altri 60 milioni di lavori"». Il 7 settembre 2008 Casamonti «colloquiando con il proprio padre si compiace di aver fatto incrementare di 70 milioni di euro il costo dell’opera che sta progettando per conto di Carducci a La Maddalena aggiungendo che per tale progettazione gli danno una parcella di due milioni di euro». E nella telefonata afferma: «Bisogna dare un colpo al cerchio e uno alla botte». Del resto il meccanismo che regola la spartizione degli appalti sembra conoscerlo molto bene. E infatti è lui, parlando con un collega, a dichiarare: «Balducci ha avuto carta bianca... di usare le sue imprese... il che voleva dire neanche fare la gara d’appalto». In realtà Balducci ha avuto anche di più: sarebbero stati rintracciati alcuni conti intestati a prestanome sui quali avrebbe dirottato i soldi ricevuti in maniera illecita da alcuni imprenditori, e in particolare da Anemone.
L’appalto in premio
«Dalle conversazioni — scrive il giudice — emerge un altro dato inquietante: la capacità di Angelo Balducci di gestire il proprio potere ripartendo le proprie attenzioni tra più imprenditori e componendo eventuali situazioni di contrasto derivanti dal mancato soddisfacimento di aspettative sull’aggiudicazione degli appalti, così evitando possibili denunce da parte di imprenditori scontentati». Il caso citato riguarda proprio Carducci che aveva presentato ricorso al Tar contro l’affidamento dei lavori per il nuovo teatro della musica di Firenze (inserito tra gli interventi per le celebrazioni del 150˚ anniversario dell’Unità d’Italia) a un’altra impresa. «Balducci riesce a disinnescare tale spinosa situazione e per il suo comportamento di acquiescenza Carducci verrà ricompensato. L’11 luglio 2008 De Santis, rallegrandosi per il successo (scontato) dà la conferma a Carducci che è rimasto aggiudicatario della gara. La mattina dopo De Santis chiama Della Giovampaola che gli passa Carducci che gli chiede di ringraziare anche Balducci: "Sono Valerio, qua siamo già operativi... che... diglielo al capo e ringrazialo"». Annota il giudice: «Tutte queste manovre non sono certo ispirate al pubblico interesse. Balducci non si affida a imprese che per competenza, professionalità o struttura sono le migliori e che fanno risparmiare denaro allo Stato. Al contrario tali imprese si sentono in diritto di fare ciò che vogliono contando, evidentemente, nei mancati controlli da parte della struttura, non esitando a realizzare i lavori loro affidati nell’esclusivo interesse egoistico di conseguire il massimo profitto possibile».

La spartizione
Casamonti è certamente ben inserito nel sistema. Nel maggio 2008 parla con l’architetto Paolo Desideri e analizza il sistema di gestione degli appalti al ministero dei Lavori pubblici. «È una situazione vergognosa quella delle imprese perché... anche come si sono mossi in questi concorsi... io esulo dal progetto però non è limpido e ci sono un sistema dentro il ministero che sfiora lo scandalo... cioè questo dobbiamo dirlo perché oggi lavoro io, domani tu. Va bene uguale però...». L’amico non si sottrae: «Fammi completare il ragionamento che è questo... loro evidentemente stanno immersi in un liquido gelatinoso che dici giustamente tu è al limite dello scandalo, bene... però non è che possono pretendere che quando da questo liquido gelatinoso emergono e quindi il sistema di potere porta alla premialità per loro tutto questo va bene e quando non avviene...». Casamonti è categorico: «La mia impresa è più legata al ministero di qualsiasi altra... io penso che anche i ricorsi sono funzionali. L’impresa fa ricorso perché questa volta mi hai inc... e la prossima volta tu... questi fanno una loro logica all’interno della logica della spartizione del potere... è tutta loro».

Fonte: Corriere.it
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