FIRENZE - Denis Verdini, coordinatore del Pdl, è indagato dalla procura di Firenze per il reato di concorso in corruzione nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti, imprenditori e Protezione Civile. Lo ha reso noto lo stesso Verdini, aggiungendo di aver dimostrato la sua «più totale estraneità all’accusa» durante l’interrogatorio in procura. In serata infatti, Verdini era stato sentito dai magistrati per un'ora e mezzo. Era andato accompagnato dal suo avvocato Marco Rocchi. Le telefonate dell’imprenditore toscano Riccardo Fusi della Baldassini-Tognozzi-Pontello, (indagato per corruzione e anche per associazione per delinquere aggravata dalla finalità mafiosa) con l’onorevole Denis Verdini, oltre a una chiamata al ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli vengono riportate in un’informativa dei carabinieri del Ros di Firenze, che consta di oltre ventimila pagine, in parte pubblicate dal Corriere della Sera. L'inchiesta sugli appalti, imprenditori e Protezione Civile coinvolge così anche i politici. Il nome di Verdini compare in molte intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi.
UN'ORA E MEZZO IN PROCURA - L'onorevole del Pdl è stato in procura un'ora e mezza, poi è andato via in auto; la vettura è uscita dal passo carraio della procura, davanti alla quale erano in attesa i giornalisti. Il parlamentare era arrivato negli uffici di viale Lavagnini poco dopo le 18.30, uscendone alle 20.10. Verdini era uscito poi senza fermarsi con i giornalisti su una Toyota Yaris partita a velocità piuttosto spedita. Politica e affari. Imprenditori che chiedono, politici che rispondono e qualche volte i confini — i ruoli e gli interessi — sembrano talmente stretti che si fa fatica a distinguerli. A volte fanno fatica a distinguerli loro stessi. Dice «noi» Denis Verdini, indagato per concorso in corruzione, mentre parla della scuola marescialli di Castello con l’amico Riccardo Fusi, presidente della Baldassini e Tognozzi, anche lui indagato per corruzione e associazione a delinquere aggravata dalla finalità mafiosa: «Tranquillo, noi entreremo», dice. Quegli intrecci che l’inchiesta partita da Firenze sta svelando sono documentati dalle immagini dei carabinieri del Ros che per due anni hanno osservato, pedinato, scattato foto. E da migliaia di intercettazioni telefoniche, disposte dal procuratore Giuseppe Quattrocchi e dai sostituti Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini, che sono finite nelle 20.267 pagine che stanno sconvolgendo l’Italia.
IL COMUNICATO DI VERDINI - In tarda serata Denis Verdini ha poi scritto un comunicato dicendo di essere indagato: «Dopo aver letto che il mio nome compariva per fatti marginali nell’inchiesta condotta dalla procura di Firenze in merito agli appalti per le opere emergenziali affidate alla gestione della Protezione civile - scrive l'onorevole Pdl - e dopo aver saputo dai giornali che il mio telefono era stato intercettato indirettamente, per una serie di colloqui con gli indagati, uno dei quali, Riccardo Fusi, è un mio carissimo amico da molti anni, ho chiesto al mio avvocato di verificare i fatti presso la magistratura. In questo modo ho appreso di essere stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di corruzione».
«SONO TOTALMENTE ESTRANEO ALLE ACCUSE» - «La vicenda che mi veniva contestata - ha aggiunto il coordinatore del Pdl - riguardava solo ed esclusivamente la segnalazione per la nomina di Fabio De Santis a Provveditore delle opere pubbliche per Toscana, Umbria e Marche. Ho quindi chiesto e ottenuto la disponibilità del procuratore della Repubblica di Firenze ad essere ascoltato quanto prima, cosa che è avvenuta nel pomeriggio di fronte ai pubblici ministeri Giuseppina Mione e Giulio Monferini, titolari dell’inchiesta, ai quali ho fornito serenamente e con la massima trasparenza le informazioni richieste, illustrando le motivazioni del mio intervento come unicamente riconducibili al tentativo di risolvere il problema del danno erariale conseguente all’appalto per la realizzazione della scuola Marescialli e carabinieri a Firenze. Ho quindi dimostrato - ha concluso Verdini - la mia più totale estraneità all’accusa». L’appalto venne vinto nel 2001 dalla Btp alla quale fu però poi tolto e dato, nel 2005, all’Astaldi, dopo che la Baldassini Tognozzi e Pontello aveva rilevato un indice di sismica nei progetti troppo basso. Nel maggio scorso Btp ha vinto il lodo arbitrale promosso e lo Stato ora le deve 34 milioni di euro. I lavori della scuola si sono bloccati e poi recentemente c’è stata l’interruzione del contratto con l’Astaldi.
IL PROCURATORE - Nelle stanze dei magistrati si era tenuto il più stretto riserbo per tutta la giornata. «Non intendo fare i nomi delle persone indagate, di nessuno». Così il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi aveva risposto ai giornalisti che gli chiedevano se ci fossero politici indagati per l’inchiesta sugli appalti per le grandi opere. Quattrocchi aveva poi precisato che «da questo ufficio non esce una virgole, un foglio di carta. Tutto quello che esce non esce da questa procura, ma dai destinatari degli atti che ne fanno un uso di cui io non discuto».
I LEGAMI CON FUSI - Secondo la procura, Riccardo Fusi cercava l'aiuto dell’onorevole Denis Verdini, già esponente di spicco di Forza Italia e ora coordinatore del Popolo della libertà. Le telefonate tra lui e Fusi sono decine. In un’occasione — riferiscono gli investigatori — il deputato si vanta con l’imprenditore fiorentino di aver contribuito a far nominare Provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis, uno dei quattro finiti in carcere nei giorni scorsi. Il 3 marzo 2008, Fusi e Verdini parlano del «coinvolgimento in una comune operazione dell’imprenditore parmense Pizzarotti». Il 28 marzo discutono invece di un’operazione bancaria condotta sul Credito cooperativo fiorentino, di cui Verdini è presidente. Anche il direttore generale della banca, Italo Biagini, è indagato nell’inchiesta. La procura lo accusa di aver concesso finanziamenti alla Btp sulla base di documenti falsi. Riguardo al presidente della Btp, Riccardo Fusi, dalle carte dell’ordinanza emerge anche l’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli che gli chiede «un riconoscimento economico» di 1,5 mln di euro per averlo accreditato nei confronti di Angelo Balducci e Fabio De Santis, affinchè la sua società venisse favorita negli appalti per le opere previste in vista del 150/o anniversario dell’Unità d’Italia. Il 24 aprile del 2008, parlando della composizione del nuovo governo Berlusconi, a Fusi che chiedeva se poteva stare tranquillo Verdini risponde di sì. Ancora, nell’estate 2008 Fusi sollecita a Verdini un incontro con Matteoli per discutere della scuola Marescialli di Firenze. Il 5 agosto Fusi parla direttamente con Matteoli: gli chiede se «ci si può vedere un minuto». La risposta di Matteoli è negativa perchè il ministro sta per andare in vacanza: «No, io me ne vado stanotte e torno il 27 a Roma».
Fonte: Corriere.it
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