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Travaglio e Politovskaja, qualche analogia

Nel suo bel libro "Anna è viva", Andrea Riscassi nota come una delle prime mosse del regime per decretare la condanna nei confronti della giornalista russa Anna Politovskaja sia stata quella di isolarla. Per isolarla la si è prima definita "un danno per il Paese", poi altri personaggi minori del regime l'hanno chiamata "fiancheggiatrice dei terroristi" e infine "terrorista", citandone nome e cognome alla Duma, proprio lei che combatteva il terrorismo con l'informazione e il diritto.
Bene, anzi male. Perché se un parlamentare della Repubblica come il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto, prende la piega tipica dei regini totalitari di attaccare le voci del dissenso per farle tacere, se comincia a chiamare "terrorista" un cronista che fa molto bene il suo mestiere come Marco Travaglio, citandone nome e cognome, allora un altro cardine di ogni democrazia occidentale - la stampa che controlla le azioni del potere esecutivo e ne riferisce ai cittadini elettori - viene divelto. Un potere esecutivo senza controllo non è infatti previsto nell'ordinamento democratico.

Articolo21 - Ugo Dinello

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