Non c’è troppo “sospettismo”, c’è troppa miseria in giro, ed è quella degli italiani lasciati alla deriva della crisi mentre in Parlamento si pensa solo a come salvare qualche doppiopetto dai processi.
In una democrazia sana, con un Parlamento sano, l’opposizione ha la possibilità di presentare gli emendamenti e di proporre disegni di legge. Questo è quello che avremmo fatto se questo governo non ce lo avesse finora impedito, utilizzando decreti, fiducie e bocciando importanti disegni di legge esterni alla maggioranza.
Mi domando perché l’esecutivo e alcuni partiti d’opposizione stiano ora imbastendo una dialettica sterile per definire nuovi significati della parola “accordo”.
Vista dall’esterno questa situazione sembra piuttosto il tentativo di convergere verso un “monolito governativo” che mira ad offrire garanzie e sicurezze ai politici per porli al di sopra della legge, attraverso una politica bipartisan. Io non ci sto, poiché quando si violano le regole bisogna urlare, anzi fischiare, per chiamare il fallo in campo.
Perché il governo insegue forsennatamente un dialogo a parole e un inciucio nei fatti? Perché siamo in prossimità del Natale? Non penso, e allora perché?
Se guardiamo ai fatti non è cambiato nulla rispetto ai precedenti tentativi “di intesa”, per chi c’è cascato: penso alle nomine Rai, alla Commissione di Vigilanza, al Lodo-Alfano, ma potrei proseguire con una lunga lista.
Sarebbe quindi da ingenui pensare ad un ravvedimento operoso del governo. Più mi scervello sul perché dell’accordo, più nella mia mente si fa nitida l’idea dell’ “inciucio”.
Einstein diceva : “Non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha provocato il problema”, affermazione semplice e geniale.
E allora come si può pensare che la crisi economica, il debito pubblico, la crescita esponenziale della povertà, possano essere messe al primo posto da coloro che le hanno derubricate dall’agenda politica, in nome dell’impunità di un leader che li tiene sotto ricatto con lo spauracchio delle elezioni anticipate?
Mi dispiace cari colleghi io, a costo di essere “l’ultimo giapponese”, continuerò a fare opposizione affinché i cittadini comprendano che solo un’alternativa a questo governo può risollevare il Paese dalla profonda crisi economica, sociale ed istituzionale in cui siamo.
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In una democrazia sana, con un Parlamento sano, l’opposizione ha la possibilità di presentare gli emendamenti e di proporre disegni di legge. Questo è quello che avremmo fatto se questo governo non ce lo avesse finora impedito, utilizzando decreti, fiducie e bocciando importanti disegni di legge esterni alla maggioranza.
Mi domando perché l’esecutivo e alcuni partiti d’opposizione stiano ora imbastendo una dialettica sterile per definire nuovi significati della parola “accordo”.
Vista dall’esterno questa situazione sembra piuttosto il tentativo di convergere verso un “monolito governativo” che mira ad offrire garanzie e sicurezze ai politici per porli al di sopra della legge, attraverso una politica bipartisan. Io non ci sto, poiché quando si violano le regole bisogna urlare, anzi fischiare, per chiamare il fallo in campo.
Perché il governo insegue forsennatamente un dialogo a parole e un inciucio nei fatti? Perché siamo in prossimità del Natale? Non penso, e allora perché?
Se guardiamo ai fatti non è cambiato nulla rispetto ai precedenti tentativi “di intesa”, per chi c’è cascato: penso alle nomine Rai, alla Commissione di Vigilanza, al Lodo-Alfano, ma potrei proseguire con una lunga lista.
Sarebbe quindi da ingenui pensare ad un ravvedimento operoso del governo. Più mi scervello sul perché dell’accordo, più nella mia mente si fa nitida l’idea dell’ “inciucio”.
Einstein diceva : “Non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha provocato il problema”, affermazione semplice e geniale.
E allora come si può pensare che la crisi economica, il debito pubblico, la crescita esponenziale della povertà, possano essere messe al primo posto da coloro che le hanno derubricate dall’agenda politica, in nome dell’impunità di un leader che li tiene sotto ricatto con lo spauracchio delle elezioni anticipate?
Mi dispiace cari colleghi io, a costo di essere “l’ultimo giapponese”, continuerò a fare opposizione affinché i cittadini comprendano che solo un’alternativa a questo governo può risollevare il Paese dalla profonda crisi economica, sociale ed istituzionale in cui siamo.
Antonio di Pietro
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