
Tivù Sat nasce per evitare che nel passaggio obbligatorio al digitale terrestre una parte dei telespettatori resti "al buio" per scarsa ricezione. Questi utenti dovrebbero comprarsi il decoder di Tivù Sat installando un'antenna parabolica al posto di quella tradizionale. Il passaggio è avvenuto il 31 luglio e da allora molti programmi sono stati oscurati per i circa 5 milioni di utenti che di solito li guardano attraverso il decoder di Sky.
Un "effetto collaterale" che ha suscitato le proteste dei consumatori e rafforzato il sospetto che Tivu Sat servisse a creare concorrenza sul satellite. Un'evoluzione che l'Agcom controllerà molto da vicino: Tivù Sat potrà continuare ad operare "se le smart card non saranno utilizzate per la fruizione di programmi a pagamento e se la piattaforma offre i propri servizi a tutti i soggetti che ne fanno richiesta a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie".
Rai, Mediaset e Telecom (società quest'ultima che controlla La7) hanno assicurato che non ci sarà coordinamento né editoriale, né commerciale su Tivù Sat: "Qualunque modifica agli accordi notificati - ricorda l'Agcom - comporterà il riesame della decisione".
Serviranno tre mesi per definire l'operato della Rai: "L'istruttoria dovrà accertare la possibilità per tutti gli utenti di ricevere la programmazione di servizio pubblico gratuitamente su tutte le piattaforme distributive anche in linea con quanto avviene in altri paesi europei". Sotto indagine anche la disponibilità di decoder Tivù Sat, molto più bassa delle necessità.
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