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È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio (Albert Einstein)

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Le componenti che caratterizzano ognuno di noi, quali età, sesso, razza, qualità, difetti, credo religioso, convinzioni politiche, ecc..... identificano la nostra posizione sociale personale e comportano sempre un costo nel momento in cui si decide di difenderne pubblicamente il valore. Prezzo che risulta maggiormente oneroso quanto meno è accettato socialmente. Anche l’orientamento sessuale rientra in questi parametri, ed essendo maggiormente legato all’immagine dell’atto fisico, è anche quello intrinsecamente coinvolto in pregiudizi, tabù e diffidenze.

Nella nostra società, l’atto sessuale è ancora carico di significati negativi. Benché l’evoluzione culturale del dopoguerra abbia visto l’emancipazione femminile ed una maggiore libertà dei costumi, il sesso, inteso come atto, nella morale -soprattutto religiosa- difficilmente si slega dall’obiettivo della procreazione. Ed ancora in troppi casi viene utilizzato come controllo o possesso della donna da parte dell’uomo.

Scrivere e parlare di sesso in questi termini risulta quindi ancora oggi difficile e “rischioso”. Di conseguenza, discutere di omosessualità diventa quasi impossibile, visto che nell’immaginario comune quasi nessuno riesce a slegare questo orientamento sessuale dalle pratiche “contro natura”.

I pregiudizi e le resistenze culturali e sociali verso la condizione gay sono però un forte stimolo all’omofobia, atteggiamenti di rifiuto, squalifica e discriminazione. Condizionano il tessuto sociale, la famiglia, le istituzioni, il lavoro, i gruppi religiosi e sportivi, ma, soprattutto, danneggiano il percorso evolutivo e l’autostima di un adolescente attratto verso individui dello stesso sesso. Questi, costretto ad interpretare con ansia le proprie fantasie e pulsioni, cercherà in segreto individui “simili” con cui condividere le proprie emozioni, in una clandestinità che facilita l’utilizzo di droghe e alcool, conduce a promiscuità e prostituzione, innalza il rischio AIDS.

La moderna cultura sociale deve quindi essere impostata verso la tolleranza e l’accettazione dell’altro, indipendentemente dalle caratteristiche personali. In analogia a credo religioso ed appartenenza politica, anche l’orientamento sessuale non deve essere oggetto discriminante. Nel caso dell’omosessualità, è però doveroso affrontare il problema isolandolo sia dalla religione –sulla quale, in passato e negli estremismi odierni, si sono giustificati stermini e pulizie etniche– sia dall’esempio storico –nell’antica Grecia e a Roma erano violati i principi basilari dei diritti umani e non si può giustificare nulla sulla base di tali culture-.

Ed allora? Allora basterebbe analizzare la situazione dall’unico punto di vista reale e non strumentalizzato: l’amore. Un sentimento profondo, che si avvicina all'origine dell’essere, che diventa un tutt’uno con l’anima. Il sentimento che mai dovrebbe essere slegato dal sesso e dalle sue applicazioni.

Ma proprio l'amore viene messo in discussione dalla frequente promiscuità nell’omosessualità. Un fenomeno da ricondurre alla clandestinità, in cui quasi sempre si sviluppa e che preoccupa per gli aspetti, morali ed etici, nel coinvolgimento e nel danno di individui terzi, quali partner e, soprattutto, figli naturali ed adottivi.

Proprio per questo motivo, diventa prioritario il riconoscimento della dignità giuridica dell’individuo con orientamento sessuale teso verso lo stesso sesso. Sia come singolo, sia come parte di una coppia. Probabilmente, però, la società dovrebbe affrontare il problema della tutela e della valorizzazione di tutte le diversità. Questo potrebbe forse essere il primo passo per impedire le tante, troppe discriminazioni di cui gli individui diversi continuano ad essere vittime.

di Massimiliano Fanni Canelles, Direttore, e non solo, della rivista Social News, clicca qui per saperne di più

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