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VENEZIA - Imprenditori e tanti politici. Una raffica di arresti clamorosi. Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, del centrosinistra, è finito in manette con le accusa di finanziamento illecito relativa alla sua campagna elettorale per le comunali del 2010. L'inchiesta è quella della Procura di Venezia sugli appalti per il Mose e sull'ex ad della Mantovani Giorgio Baita, già colpito da un provvedimento di custodia cautelare lo scorso febbraio. In manette anche l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, di Forza Italia.

Le persone finite in manette sono in tutto 35, mentre sono un altro centinaio gli indagati. Tra gli arrestati anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo nonchè il generale in pensione Emilio Spaziante. La GdF ha sequestrato beni per un valore di circa 40 milioni di euro.

Coinvolto Galan. E una richiesta di arresto è stata formulata per il senatore di Forza Italia Giancarlo Galan. Trattandosi di un deputato, gli atti dovranno essere trasmessi alla Camera dei deputati. Galan è coinvolto per il periodo in cui è stato presidente della Regione Veneto, dal 2005 al 2010.

La posizione del sindaco Orsoni. La Guardia di Finanza sta ancora portando avanti controlli sul territorio in Veneto, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna con oltre 300 uomini. Secondo i legali del sindaco Orsoni "le circostanze contestate nel provvedimento notificato paiono poco credibili, gli si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di vita. "La difesa del professore Orsoni esprime preoccupazione per l'iniziativa assunta e confida in un tempestivo chiarimento della posizione dello stesso sul piano umano, professionale e istituzionale", si legge in una nota degli avvocati Daniele Grasso e Mariagrazia Romeo. Nell'ambito dell'inchiesta sono stati perquisiti negli uffici del sindaco di Venezia e dell'assessore regionale Chisso.

inchiesta. Gli arresti partono da una inchiesta della Guardia di finanza di Venezia avviata circa tre anni fa. I pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) avevano scoperto che l'ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicolò Buson, aveva distratto dei fondi relativi al Mose, le opere di salvaguardia per Venezia, in una serie di fondi neri all'estero. Il denaro, secondo l'accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc.

Appalti e partiti. Le Fiamme gialle avevano scoperto che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri d'oltre confine e che, probabilmente, erano indirizzati alla politica, circostanza che ha fatto scattare l'operazione di questa mattina all'alba. Secondo la ricostruzione degli inquirenti il gruppo avrebbe creato, attraverso un giro di fatture false, fondi neri indirizzati poi su conti esteri, che sarebbero serviti, almeno in parte, per finanziare politici e partiti, di ogni schieramento, durante le campagne elettorali.

Dopo questa prima fase, lo stesso pool, coordinato dalla Finanza, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito "il grande burattinaio" di tutte le opere relative al Mose.

Indagando su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato all'arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

Il  Mose. Il Mose (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) è un'opera di ingegneria idraulica pensata negli anni '80 per difendere Venezia e la sua laguna dal fenomeno dell'acqua alta e specialmente da quelle superiori ai 110 centimetri. Il costo complessivo dell'opera è di 5493 milioni di euro e lo stato di avanzamento dei lavori è pari all'87% e. Nel mese di ottobre, serviva ancora un miliardo di
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