Peggiora il brutto voto dell’Italia in materia di pari opportunità tra uomini e donne: il Paese scende infatti dalla posizione numero 72 quella nomero 74. E’ l’ultima classifica del World Economic Forum (Wef) sul divario di opportunità tra uomini e donne,in 134 Paesi. ”L’Italia continua a risultare uno dei Paesi dell’Ue con il punteggio più basso. I progressi si otterranno quando i paesi troveranno il modo di rendere matrimonio e maternità compatibili con la partecipazione economica delle donne”.
L’Italia è seguita, tra i Paesi avanzati, solo dal Giappone ma preceduta da Repubblica Domenicana, Vietnam, Ghana, Malawi, Romania e Tanzania, solo per citarne alcuni. Le prime quattro posizioni sono tutte appannaggio dei Paesi nordici, Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia nell’ordine, nazioni che continuano a lavorare per eliminare “le disparità di genere”, afferma Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum. In fondo alla classifica ci sono Mali, Pakistan, Ciad e Yemen.
“Le differenze tra i sessi”, spiega Schwab “sono direttamente correlate con l’alta competitività economica: donne e ragazze vengono trattate in modo equo se un Paese è in crescita e prospero. Ma abbiamo ancora bisogno di una vera rivoluzione per le pari opportunità, non soltanto mettendo insieme un largo gruppo di talenti sia in termini numerici che qualitativi, ma anche creando una maggiore sensibilità rispetto al problema nell’ambito delle nostre istituzioni”, sottolinea il presidente del Wef, che organizza anche il forum di Davos.
L’Italia naviga nelle parti basse della classifica a causa dello scarso indice di “partecipazione e opportunità nell’economia” (97mo posto), che emerge dalle differenze salariali (posto numero 121) e dalla partecipazione alla forza lavoro (posto numero 87) tra uomini e donne. Anche rispetto alla “salute e all’aspettative di vita” l’Italia perde terreno: in un anno è scesa dall’88mo al 95mo posto a causa dell’aumento della disuguaglianza a danno delle donne.
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L’Italia è seguita, tra i Paesi avanzati, solo dal Giappone ma preceduta da Repubblica Domenicana, Vietnam, Ghana, Malawi, Romania e Tanzania, solo per citarne alcuni. Le prime quattro posizioni sono tutte appannaggio dei Paesi nordici, Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia nell’ordine, nazioni che continuano a lavorare per eliminare “le disparità di genere”, afferma Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum. In fondo alla classifica ci sono Mali, Pakistan, Ciad e Yemen.
“Le differenze tra i sessi”, spiega Schwab “sono direttamente correlate con l’alta competitività economica: donne e ragazze vengono trattate in modo equo se un Paese è in crescita e prospero. Ma abbiamo ancora bisogno di una vera rivoluzione per le pari opportunità, non soltanto mettendo insieme un largo gruppo di talenti sia in termini numerici che qualitativi, ma anche creando una maggiore sensibilità rispetto al problema nell’ambito delle nostre istituzioni”, sottolinea il presidente del Wef, che organizza anche il forum di Davos.
L’Italia naviga nelle parti basse della classifica a causa dello scarso indice di “partecipazione e opportunità nell’economia” (97mo posto), che emerge dalle differenze salariali (posto numero 121) e dalla partecipazione alla forza lavoro (posto numero 87) tra uomini e donne. Anche rispetto alla “salute e all’aspettative di vita” l’Italia perde terreno: in un anno è scesa dall’88mo al 95mo posto a causa dell’aumento della disuguaglianza a danno delle donne.
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