ROMA - La crisi finanziaria «ha accentuato i timori per la capacità delle famiglie, in particolare quelle a basso reddito, di ripagare prestiti, mutui e credito al consumo». E ad essere più in difficoltà sono certamente le 230 mila famiglie meno abbienti, già alle prese con una rata del mutuo che ha raggiunto il 32% del reddito disponibile contro una media del 17%. A dirlo sono i dati della Banca d’Italia illustrati ieri alla Camera da Roberto Rinaldi, capo del servizio di supervisione degli intermediari specializzati. La valutazione sulle famiglie in difficoltà per le rate di mutuo, risulta dall’indagine condotta da Bankitalia tra il 2004 e il 2006, prima quindi della crisi.
Oggi la situazione (i risultati della nuova indagine non sono ancora pronti) potrebbe però essere ancora più grave. Nel settore dei prestiti per l’acquisto di una casa si stanno ripetendo, in qualche modo, proprio le condizioni del 2004 quando la stragrande maggioranza dei contratti veniva stipulata a tasso variabile per cogliere le opportunità offerte dai bassi tassi di interesse. Con la conseguenza di trovarsi a pagare rate troppo onerose, e lo dicono appunto i dati di fine 2006, al momento del successivo rialzo.
Allora rappresentavano il 90% del totale, oggi, nel primo trimestre del 2009, il 70%. È tornata la corsa al variabile, più conveniente grazie ai bassi tassi, rispetto alla scelta della rata fissa, che di solito presenta una rata mensile o semestrale più elevata anche se costante nel tempo e quindi immune dall’andamento del costo del denaro (attualmente il tasso di riferimento della Bce è pari all’1%). Ed è tornato il rischio di un aggravio della rata legato all’inasprimento delle condizioni di mercato.
Tanto che Bankitalia avverte le banche: «È essenziale che gli intermediari forniscano alla clientela una corretta e sostanziale informazione sui rischi connessi alla stipula di mutui il cui onere finanziario può lievitare significativamente in presenza di aumenti dei tassi di interesse » ha detto Rinaldi. Proprio poche settimane fa l’Abi ha sottoscritto un avviso comune per una moratoria sui mutui a favore delle famiglie in difficoltà. Lasciando da parte i mutui, il credito al consumo nel suo complesso, dice Bankitalia, è più costoso che altrove: circa il 10% più elevato rispetto al dato medio dell'area dell'euro. I tassi più alti si riscontrano nelle carte di credito revolving (oltre il 17%), seguono i prestiti personali (11%) e la cessione del quinto, con un tasso del 9% senza le spese accessorie.
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Oggi la situazione (i risultati della nuova indagine non sono ancora pronti) potrebbe però essere ancora più grave. Nel settore dei prestiti per l’acquisto di una casa si stanno ripetendo, in qualche modo, proprio le condizioni del 2004 quando la stragrande maggioranza dei contratti veniva stipulata a tasso variabile per cogliere le opportunità offerte dai bassi tassi di interesse. Con la conseguenza di trovarsi a pagare rate troppo onerose, e lo dicono appunto i dati di fine 2006, al momento del successivo rialzo.
Allora rappresentavano il 90% del totale, oggi, nel primo trimestre del 2009, il 70%. È tornata la corsa al variabile, più conveniente grazie ai bassi tassi, rispetto alla scelta della rata fissa, che di solito presenta una rata mensile o semestrale più elevata anche se costante nel tempo e quindi immune dall’andamento del costo del denaro (attualmente il tasso di riferimento della Bce è pari all’1%). Ed è tornato il rischio di un aggravio della rata legato all’inasprimento delle condizioni di mercato.
Tanto che Bankitalia avverte le banche: «È essenziale che gli intermediari forniscano alla clientela una corretta e sostanziale informazione sui rischi connessi alla stipula di mutui il cui onere finanziario può lievitare significativamente in presenza di aumenti dei tassi di interesse » ha detto Rinaldi. Proprio poche settimane fa l’Abi ha sottoscritto un avviso comune per una moratoria sui mutui a favore delle famiglie in difficoltà. Lasciando da parte i mutui, il credito al consumo nel suo complesso, dice Bankitalia, è più costoso che altrove: circa il 10% più elevato rispetto al dato medio dell'area dell'euro. I tassi più alti si riscontrano nelle carte di credito revolving (oltre il 17%), seguono i prestiti personali (11%) e la cessione del quinto, con un tasso del 9% senza le spese accessorie.
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